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Quando il cibo era l’origine di ogni bene – la Repubblica

27 Giugno 2017

Che cibo e felicità siano due facce della stessa medaglia lo diceva ventitré secoli fa Epicuro, il più epicureo dei pensatori. Che dello sfizio ha fatto una filosofia. Ma col tempo le cose si sono complicate. Religioni, ideologie, etiche e dietetiche hanno sabotato la sua ricetta. Facendo del cibo l’origine di ogni bene o quella di ogni male. Il grande clinico greco Galeno, per esempio, sosteneva che per conservare la salute bisogna fare sacrifici a tavola. Era molto più concessivo Ippocrate, altra star dell’arte medica, che riteneva preferibile un cibo gradevole, anche se un po’ strong, a un mangiare sanissimo ma poco gustoso. Come dire che la satisfaction produce endorfine, che a loro volta ci fanno stare bene con noi stessi e con gli altri.
In effetti il rapporto tra cibo e felicità oppone da sempre due scuole di pensiero. Una salutista l’altra edonista. La prima tende a privilegiare gli aspetti nutrizionali, la seconda il piacere. Questa millenaria contrapposizione che mescola ragioni mediche e motivazioni religiose, regolazione dell’anima e normalizzazione del corpo arriva dritta dritta a un mondo come il nostro, che ha fatto del cibo un totem e un tabù, finendo per trasformare l’etica in dietetica. E certe volte la nutrizione in autopunizione.
Così il cibo è diventato una passione per gli uni, un’ossessione per gli altri. Oggi che l’abbondanza è quasi un bene comune, i precetti religiosi hanno lasciato il posto agli imperativi estetici. E l’obbligo del mangiar di magro si è straferito dall’anima al corpo convertendo schiere di neopenitenti a una quaresima h24. È così che le diete sono diventate i nuovi esercizi spirituali della società dell’abbondanza.
Per fortuna il miglior antidoto a mode, fobie e ubbie ce lo offre la nostra storia. Si chiama dieta mediterranea. Una dieta che non è una dieta. Tanto per cominciare, non demonizza nessun cibo e non prescrive nes-sun “esorcibo”. Semmai rappresenta la versione foodie della dolce vita. La declinazione contemporanea dell’epicureismo. Che faceva del piacere, in greco edoné, lo scopo dell’esistenza. E la chiave della felicità. Il che non vuol dire abbandonarsi a una bulimia sfrenata, dannosa, ansiosa, rabbiosa. Ma sta nel giusto equilibrio tra mente e corpo, tra alimenti e comportamenti, tra bisogni reali e bisogni indotti. Come diceva Ancel Keys, lo scienziato americano che ha fatto conoscere al mondo i vantaggi della dieta mediterranea, si tratta di uno stile di vita che non ci chiede di vivere da malati per morire in perfetta salute. In forma ma depressi, malmostosi, infelici. Perché se imparare a mangiar sano è vitale, farne una malattia è letale. Insomma, è tutta una questione di equilibrio tra essere e benessere.

Marino Niola
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