
Le fragili città d’arte e la minaccia delle cavallette – il Venerdì di Repubblica
Fermate il turismo di massa. Sta diventando uno tsunami che rischia di travolgere le nostre città. A lanciare l’allarme è Joseph Rykwert, uno dei più grandi storici dell’architettura del nostro tempo, autore di libri come L’idea di città e La casa di Adamo in Paradiso, che hanno cambiato il nostro modo di pensare il rapporto tra uomo e habitat. Ospite nei giorni scorsi del Festival della Memoria di Mirandola, lo studioso novantaduenne ha paragonato i flussi turistici che assediano le nostre città d’arte a una invasione di cavallette. Anche perché il fenomeno non ha precedenti per dimensioni e diffusione. I nostri luoghi d’arte sono degli organismi urbani e paesaggistici preziosi ma delicatissimi che rischiano di essere danneggiati per sempre da queste orde di crocieristi in canottiera e infradito.
A Venezia le grandi navi ne scaricano fino a cinquemila per volta. L’effetto è un’onda di folla che sbatte senza posa tra Piazza San Marco e Rialto. Senza dire dei condomini galleggianti che fanno l’inchino davanti a Palazzo Ducale.
Stesso discorso per la marea umana che soffoca Firenze. Nonché per le falangi del low cost e del last minute che trasformano il Colosseo in un bivacco di manipoli e Fontana di Trevi in una piscina per barbari sbracati e sudati in cerca di pubblicità. Ancora una volta il nostro rapporto con lo spazio che abitiamo diventa lo specchio dello squilibrio ambientale e sociale che viviamo.
Se, infatti, i grattacieli sparati verso il cielo dalle archistar traducono in edilizia il sogno della crescita infinita, così l’uso che facciamo delle nostre grandi e piccole città riflette l’idea di uno sviluppo insostenibile e di un’economia senza domani.
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