
L’icona Maradona e i calciatori di oggi, Ogm del pallone – il Venerdì di Repubblica
Diego Maradona è diventato napoletano ad honorem. Le polemiche non sono mancate ma è giusto così. La scorsa settimana il sindaco De Magistris ha celebrato il pibe de oro conferendogli la cittadinanza onoraria davanti a una folla oceanica.
Il Maradona day, organizzato dal Comune insieme all’attore e regista Alessandro Siani, si è svolto in quella piazza Plebiscito, tradizionale teatro degli eventi che, in un modo o nell’altro, toccano il cuore della città. Dallo storico concerto di Pino Daniele, che nel 1981 suonò davanti a duecentomila appassionati, a quello di Zubin Mehta, che nel 2008 diresse la Nona di Beethoven per diecimila spettatori di ogni estrazione sociale. Fino ai funerali dell’autore di Nero a metà, nel gennaio 2015, con centomila fan che cantavano Dimmi quando, sotto la pioggia.
Molti hanno criticato l’iniziativa e accusato il primo cittadino di farsi pubblicità commercializzando un mito. A conferma del fatto che il “divino aborto”, come lo chiamava Gianni Brera, non è un semplice calciatore ma una leggenda contemporanea. Celebrato da film come La mano de Dios di Marco Risi, Maradona di Emir Kusturica e, prima di tutti, Santa Maradona di Marco Ponti, nel 2001.
A Buenos Aires esiste addirittura una chiesa dedicata al campione dove ci si può sposare con rito maradoniano. I due promessi devono buttare una palla in porta con la mano sinistra. E se poi si aggiungono l’amicizia con Fidel Castro, l’endorsement al presidente boliviano Evo Morales, si capisce perché Diego sia diventato un paladino degli oppressi e un’icona pop. Perché, in campo o fuori, è sempre lui. Tutto il contrario dei calciatori di oggi. Che sono degli Ogm del pallone.
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