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Molestati unitevi, ma meglio la legge della gogna – il Venerdì di Repubblica

17 Novembre 2017

Negli Usa la preoccupazione per le molestie sessuali è alle stelle. Il 69 per cento degli americani ne parla come di una vera emergenza nazionale. A dirlo è un sondaggio pubblicato in questi giorni da Gallup. Lo studio, condotto da Lydia
Saad, ha fatto un raffronto tra le inquietudini di questi giorni, dominati dal caso Weinstein e dalle rivelazioni che hanno distrutto la reputazione di Kevin Spacey, e lo smarrimento collettivo che lo stesso istituto di ricerca aveva rilevato nel 1998. Era l’annus horribilis di Bill Clinton, travolto dallo scandalo Lewinsky e denunciato da Paula Jones, un’ex dipendente dello Stato dell’Arkansas, che accusò il presidente di averla tormentata con le sue avances.
Da allora la preoccupazione è cresciuta del 19 per cento. E a rendere il quadro ancor più cupo è la sensazione che la società sia sempre più indifferente.
E addirittura mostri una pericolosa assuefazione alle violenze, fisiche e psicologiche, nei confronti delle vittime.
Eppure il problema è oggettivo, dal momento che 4 donne su 10 sono state oggetto di pesanti molestie. La vera questione è se il clamore mediatico suscitato dal caso Weinstein incoraggerà le persone a denunciare gli aggressori nella sede più appropriata, che resta l’aula del tribunale. E non si limiti ad esporli alla gogna mediatica o alla condanna della rete. E qui per fortuna i dati sembrerebbero incoraggianti, visto che adesso il 38 per cento delle donne si dice disposto a denunciare, contro il 18 per cento del 1998. Ed è un buon segnale perché la legge è l’unica arma per rendere giustizia alle vittime. E il miglior antidoto contro i polveroni social. Che non servono a nessuno e fanno male a tutti.

Marino Niola
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