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Come imparare la tolleranza da un calendario – il Venerdì di Repubblica

2 Marzo 2018

Un calendario del dialogo per una scuola multiculturale. È un’iniziativa del ministero dell’Istruzione per favorire l’integrazione fra le diverse comunità, tradizioni, religioni che convivono nel nostro Paese.
In realtà il calendario è il bioritmo di una civiltà, ne scandisce le ore e i giorni, il tempo del quotidiano e soprattutto quello della festa. Natale, Pasqua, Ognissanti, l’Immacolata, il 25 aprile, il Primo maggio. Per noi questa successione di ricorrenze è talmente scontato da sembrare naturale. Ma il nostro tempo non corrisponde a quello di altri popoli.
Basti pensare alle date del Natale. Che per i cattolici cade il 25 dicembre mentre per gli ortodossi, il 7 gennaio. Senza parlare della solennità islamica che ricorda la nascita di Maometto il 1° dicembre. O al giorno del risveglio buddista, quello in cui Budda ricevette l’illuminazione, che è l’8 dicembre. Ormai in una società come la nostra, sempre più mescolata, comunicante, dove persone con usi, costumi, religioni diverse condividono gli stessi spazi è necessario conoscere e riconoscere anche i tempi degli altri. Così il Miur ha elaborato un calendario della convivenza sincronizzando quello scolastico con quello liturgico delle diverse chiese, con i lunari delle comunità ebraiche, islamiche e di altre religioni (www.noisiamopari.it) . È una mappa, dice la ministra Valeria Fedeli, «che riconosce festività civili e/o religiose consolidate, ma che al tempo stesso intende portare ad evidenza il significato che altre feste hanno per chi le osserva».
Il risultato è un prezioso almanacco delle coincidenze e delle differenze. Perché la conoscenza è la premessa della tolleranza.

Marino Niola
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