
Viva la pizza, piatto tipico del Canada – il Venerdì di Repubblica
La pizza è diventata il cibo planetario per antonomasia. Ed è un bene per il Pianeta.
Perché il mitico disco di pasta, simbolo dell’abbondanza frugale, ha un impatto ecologico bassissimo. Acqua, farina e una quantità di condimenti più che sostenibile. A fronte di un plus gustativo che ha trasformato l’ex piatto povero nel comfort food più diffuso di sempre.
Lo dicono chiaramente le cifre. A Napoli, considerata unanimemente la capitale mondiale della margherita e della marinara, le pizzerie sono ormai 1.400. Erano 243 nel 1973 e appena 127 agli inizi del Novecento. Sono numeri imponenti ma non da primato. Perché in Italia la provincia con il più alto numero di esercizi è Roma, che si attesta a quota 15 mila. Seguita da Milano che sfiora le 10 mila insegne. Un business colossale per un profilo professionale che paga.
Come testimonia il boom delle assunzioni nel settore e quel milione di lavoratori, tra dipendenti e indotto che, secondo un report del Gambero Rosso, vive grazie alla pizza. Il posto che però ne sforna di più al mondo è San Paolo del Brasile, dove nel solo perimetro della downtown, ci sono ben seimila locali.
Mentre il record assoluto per il consumo pro capite spetta agli americani, che ogni anno ne divorano la bellezza di 13 chili a testa.
Insomma questo emblema del mangiare glocal è passato in meno di un secolo dai vicoli di Napoli ai quattro canti del globo. E ciascuno lo considera suo.
Al punto che il Ministero del Turismo canadese ha incluso the pizza tra le sue tipicità, accanto alle foreste e agli orsi.
Insomma, oggi Yoghi e Bubu non ruberebbero più l’hamburger ai turisti, ma la capricciosa. Per un picnic green, con la benedizione del Ranger Smith.
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