
Con la fascia tricolore dalla parte del Vangelo – la Repubblica
Tutti i grandi santi sono migranti perciò la sindaca di Agira, Maria Greco, ha anche un’argomentazione teologica da oppore a monsignor Salvatore Muratore.
Fin dall’inizio della storia della Chiesa, infatti, i santi che hanno fatto breccia nel cuore della gente, San Nicola, San Marco, San Patrizio, Sant’Ambrogio, Sant’Antonio, sono arrivati da lontano. Spesso da Oriente e a pensarci bene anche il Dio dei cristiani è un ebreo palestinese.
La migrazione del santo è un tema antico nelle agiografie e nella teologia, un tema che ogni volta si presta a una rilettura nei termini del presente, soprattutto quando si tratta di santi di colore, come San Filippo, patrono di Agira. Il riferimento all’attualità che stiamo vivendo sorge spontaneo, perché anche la migrazione degli uomini di Dio era fatta di peripezie, di dolore, di traversate per mare e naufragi affrontati per arrivare fino a noi. Erano delle autentiche odissee che terminavano spesso con il martirio, morti che non possiamo non leggere alla luce delle vicende della marea di diseredati che attraverso lunghe peregrinazioni arriva fino a noi.
La migrazione, poi, ha in sé anche un altro elemento, è il percorso che porta estremi lontani a toccarsi. Questo incontro è in fondo l’essenza evangelica della religione cristiana. Cristo stesso dice spesso nei Vangeli: «Io sono straniero, io sono venuto da lontano e voi mi avete accolto».
Nella migrazione e nel percorso per andare incontro all’altro proprio l’accoglienza è fulcro del pensiero evangelico. In questo senso ha ragione la sindaca Greco a parlare di simbolicità di questo fenomeno.
C’è poi un altro elemento che fa del santo di Agira un simbolo dello scontro tra religione popolare e astrazioni dogmatiche: la statua di San Filippo suda. Il sudore è un elemento simbolico molto antico della rappresentazione della santità. I grandi santi quando facevano miracoli sudavano copiosamente; lo faceva uno dei santi più amati, Padre Pio. Questo sudore era la fatica della fede, un segno fisico che però esprimeva una verità di ordine teologico, dogmatico.
Era il linguaggio del corpo che si faceva segno del dogma. Non è un caso che i fedeli, e la religione popolare, quella fatta di cuore prima ancora che di testa, abbiano sempre dato grande importanza a questi segni che vengono dal corpo, perché il suo rapporto con il sacro non ha l’incorporeità della teologia , è un rapporto fatto di carne e sangue, un corpo a corpo con il sacro. E anche qui c’è un rispecchiamento, c’è una sorta di corto circuito tra la figura evangelica del Cristo e la figura dei tanti poveri cristi che sono in giro per il mondo. Anche per questo, allora, sicuramente la sindaca ha ragione nel rivendicare la legittimità di questa manifestazione e di contrastare il divieto della Curia.
È lei ad essere dalla parte del Vangelo.
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