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L’orco buono, che pacco – la Repubblica

23 Dicembre 2018

Alla fine Babbo Natale è stato messo nel sacco. Il vecchio più amato e chiacchierato di sempre è diventato una strenna. Da regalatore a regalato. È l’ultima metamorfosi di questo personaggio favoloso e generoso che abita da sempre il nostro immaginario, ma ogni volta sotto sembianze diverse.
In origine orco da favola, accompagnato da esseri spaventosi che puniscono o addirittura rapiscono i bambini cattivi. Come Zwarte Piet, ovvero Pietro il Nero, nei Paesi Bassi, Père Fouettard in Francia e Pelznickel, cioè Nicola peloso, nelmondo germanico.
Altro che il vegliardo pacioso della pubblicità. Poi l’uomo delle renne prende le vesti di San Nicola, un santo che ha sempre avuto un rapporto privilegiato con l’infanzia.
E diventa il buon Santa Claus, una traduzione dell’olandese Sinterklaas. Tant’è che in molte parti del mondo, soprattutto anglosassone, è ancora lui a portare doni il 6 dicembre, giorno della sua festa.
Ma è negli Stati Uniti che Santa Claus cambia panni e colore e si confonde con il nostro Babbo Natale. Si libera dell’abito verde di Nicola e indossa quello rosso Coca Cola. La company che nel 1931 commissiona aldisegnatore Haddon Sundblom una nuova immagine di Santa Claus per trasformarlo nel testimonial della bevanda più popolare d’America. Nasce così il nostro Babbo Natale che assomiglia a un nonno paffuto e bonario, vestito da clown.
Di lui il mondodella pubblicità non è più riuscito a fare a meno, perché ormai è la faccia buona del capitalismo. Che fa apparire come un dono quel che invece è una merce. Ma per una sorta di contrappasso natalizio ora anche il bonaccione col cappello rosso è entrato nel catalogo della regalistica.
Del resto era fatale che, prima o poi, un tipo così si rivelasse a sua volta un pacco.

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Marino Niola
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