
Sant’Emidio e la vendetta della natura – la Repubblica
A Catania la terra ha tremato a lungo e la natura ha presentato il conto anche al soprannaturale. La violenta spallata che ha fatto tanti danni alle persone e alle cose, infatti, ha buttato giù anche la statua di Sant’Emidio, antico vescovo di Ascoli Piceno. Che non è un santo qualsiasi, ma è il principale presidio celeste contro i terremoti. Il nemico numero uno dei fenomeni sussultori e ondulatori. A Pennisi, frazione di Acireale, nel cortile davanti alla chiesa di Santa Maria del Carmelo, il corpo di gesso del santo giace tra le macerie, mentre la sua testa è rotolata via come quella di un martire decollato. Non è la prima volta che gli succede. In realtà Emidio fu decapitato nel 309 dopo Cristo per ordine di Polimio, il governatore romano di Treviri. Ma, tra lo stupore generale, il martire si rialzò in piedi, raccolse il suo capo e se lo rimise sulle spalle. Un perfetto esempio di ricostruzione che spiega la stretta associazione tra il personaggio e i fenomeni tellurici. In verità anche da giovanissimo Emidio aveva dato la misura dei suoi poteri quando, catturato dai pagani e portato nel tempio di Giove perché abiurasse la dottrina di Cristo, scatenò uno spaventevole terremoto che terrorizzò i suoi carcerieri.
È in Italia però che il santo si è guadagnato sul campo la fama di patrono degli uomini contro gli sconvolgimenti della natura. Soprattutto dopo il devastante sisma che nel 1703 seminò morte e distruzione nell’area compresa tra Norcia, Amatrice, Accumoli e L’Aquila, facendo decine di migliaia di vittime. Ma risparmiò Ascoli, sede vescovile del santo. Da quel momento il suo culto è diventato virale in tutte le terre ballerine del mondo. Con un’impennata dopo il 1755, quando una serie di scosse apocalittiche rase al suolo Lisbona e suscitò un grande dibattito che vide coinvolti i migliori spiriti d’Europa. Da Voltaire a Rousseau, fino a Kant che, dando prova della sua proverbiale ragion pratica, spostò il ragionamento sulla spiegazione fisica dei tremori terrestri. Tutti questi argomenti e controargomenti non hanno impedito però la diffusione a macchia d’olio della devozione emidiana. Papa Benedetto XIV, quasi a ribadire la superiorità della religione sulla scienza, inviò al re del Portogallo delle immagini del santo insieme al testo di una preghiera para refugio de terremotos. Da allora Emidio è venerato in tutti i luoghi dove la terra palpita. Da Los Angeles a Monterey, da Alameda a San Francisco, dalle Filippine a Catania. E ad Acireale dove il vescovo martire, come scrive un utente che ha postato la prima foto su Twitter, «è venerato dalla popolazione di Pennisi proprio perché la frazione sta sulla faglia del terremoto».
Ma questa volta il signore delle faglie non ha resistito alla violenza delle forze che avrebbe dovuto ammansire. Che cosa significa? Come tutti i segni, anche questo può essere letto in più modi. Primo, in stile fideistico-ottimistico: la decollazione della statua potrebbe voler dire che le bellissime contrade etnee si rimetteranno presto in piedi, proprio come fece il santo dopo essere stato decapitato.
Seconda lettura, in stile kantiano: il crollo manifesta la volontà di Emidio di andarsene in pensione, perché ormai ha raggiunto quota cento. Anzi, con tanti secoli di servizio l’ha abbondantemente superata. E poi è ora di mettere fine alla competizione tra le ragioni naturali e quelle soprannaturali. E affidare le sorti della terra alle cure e alle responsabilità degli uomini.
Discussion about this post