
La “nuova” dieta per salvare il mondo: indovinate qual è – il Venerdì di Repubblica
È nata la Planetary Health Diet, la dieta che salverà il mondo. L’ha ideata un pool di trentasette scienziati di fama internazionale provenienti da diciassette Paesi, che ha affidato la ricetta alle pagine del Lancet Medical Journal. Da molti lo studio è stato salutato come un nuovo vangelo alimentare ed ecologico. Anche se, a ben vedere, questo regime, frutto della santa alleanza tra medici nutrizionisti e scienziati della sostenibilità ambientale, è la fotocopia della dieta mediterranea. I parametri sui fabbisogni nutrizionali umani e sull’impatto ambientale delle produzioni agro-alimentari forniti dal board scientifico sembrano, infatti, chiaramente ispirati al modello, culturale prima che alimentare, scoperto in Campania da Ancel Keys e Margaret Haney negli anni Sessanta. Non a caso il primo esempio virtuoso proposto dalla blasonatissima équipe è la dieta della Grecia anni Cinquanta. Dove nelle campagne la prima colazione consisteva in mezzo bicchiere di olio extravergine. E detto per inciso si viveva più a lungo che nell’Ellade attuale.
L’obiettivo della Phd è aumentare il consumo mondiale di vegetali e dimezzare quello di carni e zuccheri entro il 2050.
Per migliorare la salute degli uomini, e contemporaneamente ridurre l’inquinamento prodotto dal comparto food.
Un modello difficile da applicare per molti cittadini globali, ma non per i popoli mediterranei, che certi score li hanno già raggiunti da tempo. In realtà più che una nuova dieta il team ha coniato un nuovo nome, più globish e comprensibile anche a chi il Mare nostrum non sa nemmeno dove stia. La vera buona notizia, invece, è che per salvare il Pianeta non occorre diventare né vegetariani né vegani.
Ma semplicemente onnivori responsabili.
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