Menu & Search

Il mito bussa sempre due volte alle porte dell’Occidente – la Repubblica

13 Marzo 2019

Il mito torna sempre sui suoi passi. Ma ogni volta che riappare muta forma e colore. Cambia d’abito e di stile ai suoi personaggi. E così li rende nostri contemporanei. Eroi del presente, ma con la forza del passato.

Perché Atena e Apollo, Ercole e Alessandro Magno, nei secoli si sono caricati di nuovi significati narrativi e collettivi, interpretando i bisogni di quelle epoche, come il Rinascimento e il Barocco, che hanno attinto alla fonte inesauribile del mito per lanciare messaggi politici, civili, etici. Si tratta, infatti, di racconti potenti. Universali e al tempo stesso elementari, comprensibili da tutti.

Lo sapeva bene Platone che in uno dei suoi dialoghi più celebri, il Protagora, sostiene che una stessa verità si può dimostrare sia con un ragionamento sia con una favola mitologica. In un caso la dimostrazione procede per concetti astratti, nell’altro per metafore e figure. Secondo il grande filosofo i due procedimenti hanno pari dignità conoscitiva. La differenza è che il mito è più bello. E più potente.

Non a caso quando i fratelli Lumière iniziano i loro primi esperimenti con il cinema, filmano il mito. Un satiro con le classiche gambe caprine e le orecchie a punta, si ritrova catapultato dai boschi dell’Arcadia nella Parigi di fine Ottocento e si innamora perdutamente di una bellissima donna in corsetto e cappellino. E, come da copione mitologico, tenta di rapirla e sedurla. L’effetto straniante di quella pellicola, muta, ma a tutti gli effetti eloquente, ci ricorda che l’Occidente ha inventato e reinventato le fabbriche del mito, dalla tragedia greca alla pittura barocca, dal cinema alla tv, dallo sport alla pubblicità. Officine del senso che fanno cortocircuitare reale e immaginario, sostanza e apparenza. Come dire che ad ogni tornante della storia la macchina del mito si resetta. E si riavvia.

Il fatto è che mitologia e razionalità sono due metà inseparabili del pensiero, due modi complementari di interrogarsi sul mondo e sulla vita. Se la conoscenza scientifica serve a spiegare la realtà, a illuminarla con la sua chiarezza geometrica, il mito aiuta a orientarsi nei labirinti misteriosi dell’animo umano. Raggiunge la mente passando le emozioni. Anche perché prende corpo in simboli esemplari che parlano al di là delle parole, e spesso a nostra insaputa. Come dice il grande antropologo francese Claude Lévi-Strauss non siamo noi a pensare i miti, ma sono i miti a pensarsi in noi. Dando voce a quel lato nascosto della vita che altrimenti non arriverebbe a mostrarsi. In questo senso figure come Apollo, Ercole, Venere, Edipo, Niobe, Achille sono un poetico effetto notte della coscienza. Per questo la mitologia non è un soggetto artistico come un altro. Non è stata ripresa e ripensata da pittori e scultori di ogni epoca per puro esercizio accademico. Costituisce invece per l’artista una sfida rappresentativa elevatissima, perché si tratta di decifrare la scatola nera dell’essere.

Ecco perché i miti sono eterni e indispensabili. E compiono continue irruzioni nel presente riprendendosi il posto che gli spetta nel nostro immaginario. Come avviene con la pittura barocca che apre le porte alle divinità pagane, ma le trasforma in allegorie cristiane, in collegi di virtù e anticollegi di vizi, diceva Mario Praz. Dove la Grecia sopravvissuta a sé stessa continua a vivere sottotraccia. Non solo nelle stanze dei nobili, come nel caso del magnifico Palazzo Leoni Montanari, sede della mostra, ma nei comportamenti, negli abiti e nelle abitudini, nei volti e nei corpi, nei pensieri e nelle parole che soprattutto con il Grand Tour e le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano, danno alla grande cultura europea la sensazione di poter riascoltare la parola viva di Omero.

Article Tags
Marino Niola
Related article
Estratto di “Il presepe. Una storia sorprendente”(Il Mulino editore) pubblicato il 9 novembre su Il Mattino

Estratto di “Il presepe. Una storia sorprendente”(Il Mulino editore) pubblicato il 9 novembre su Il Mattino

Michel Leiris la sua Africa – La Repubblica 8 agosto 2022

Michel Leiris la sua Africa – La Repubblica 8 agosto 2022

 

Le asettiche parole non bastano più – il Caffè

Le asettiche parole non bastano più – il Caffè

Il linguaggio prima di significare qualcosa, significa per qualcuno, diceva…

Discussion about this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Type your search keyword, and press enter to search