
Dalle passerelle al tinello mi manda pitone – il Venerdì di Repubblica
Leopardato o tigrato, zebrato, pitonato o maculato. Con le collezioni 2019- 2020, il fashion torna a prendere ordini dalla giungla. In realtà l’animalier non è mai scomparso del tutto dalle passerelle e dai guardaroba. Come dire che, da che moda è moda, gli stilisti non hanno mai smacchiato il leopardo.
Non a caso lo stile sexy e aggressivo da pantera profumata è un evergreen dell’eleganza. Fin dal tempo degli antichi Greci, che lo chiamavano zoote, questo mélange di natura e di civiltà, di raffinatezza e di selvatichezza esercita un appeal irresistibile.
Forse perché è un simbolo di sensualità e aggressività, di potenza e prepotenza. Roba da donne che non devono chiedere mai!
In fondo i primi umani si sono vestiti di pelli non solo per necessità, ma anche per comunicare qualcosa di sé stessi usando il linguaggio della natura, identificandosi con questa o quella specie. Forse proprio per questo la Maddalena, la peccatrice per eccellenza, viene spesso ritratta con mantelli leopardati. E come lei numerose cortigiane celebri. Molto maculate e poco immacolate. E per la stessa ragione animaleggiano le pin up novecentesche come Bettie Page, nota come Jungle Bettie. E più tardi icone sexy come Marilyn. La stessa haute couture non si è mai tirata indietro. Dagli storici modelli della Maison Dior, come Afrique e Jungle, a quelli più recenti di Versace, Cavalli e di John Galliano. Ma adesso l’animalier va oltre e si spalma sul nostro quotidiano, dai cuscini ai tappeti, dai piatti agli occhiali da sole. È un fenomeno che va al di là della semplice moda. Perché entra letteralmente in noi, come una seconda natura che interiorizza la legge della giungla. Facendo balenare quell’istinto dominante e aggressivo che dorme come un felino nell’immaginario del nostro tempo.
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