
La Dieta Mediterranea – il Venerdì di Repubblica
Su il Venerdì di Repubblica di oggi parlo di Dieta mediterranea.
IN CILENTO SI STUDIA COME VIVERE CENT’ANNI
Un remoto villaggio italiano potrebbe custodire il segreto della lunga vita». Così l’home page dell’Università di San Diego, California, annuncia l’inizio dell’Acciaroli Study, una ricerca che rivolterà come un calzino trecento ultracentenari che vivono in Cilento. Più di un terzo di questi campioni di longevità abita proprio ad Acciaroli, una frazione di mare del comune di Pollica. Siamo nel cuore di quello che Ancel Keys, lo scopritore della dieta mediterranea, aveva ribattezzato già nei primi anni Sessanta il «triangolo della lunga vita». Lo scienziato americano, inventore della razione Kappa dell’esercito a stelle e strisce, era rimasto colpito dai tassi di longevità di questo lembo di terra che si stende dai grandiosi templi di Paestum fino alle gloriose rovine di Velia, l’antica Elea, patria di Parmenide e Zenone. Tra questi due mitici estremi, si trovano paesi dove il tempo sembra essersi fermato. Agropoli, Castellabate (location di Benvenuti al Sud), Agnone, San Mauro, Pioppi, Casalvelino, Pisciotta. Un’infilata di piccoli borghi sospesi tra l’acqua e la terra dove i ritmi, l’alimentazione, l’ambiente sano e un legame sociale ancora stretto, sono all’origine di uno score prodigioso. Da queste parti, infatti, la vita degli abitanti supera la media nazionale di otto anni. Le donne raggiungono i novantadue anni di media, a fronte di un dato nazionale che si ferma a ottantaquattro. E i maschi cilentani, con i loro ottantacinque anni, superano alla grande gli standard italiani. Ma a far sobbalzare sulla sedia i ricercatori di San Diego è stato il raffronto con l’aspettativa di vita degli americani, che raggiunge a malapena i settantotto anni. E quel che ha impressionato ancor più i ricercatori è che in Cilento si contano trenta centenari ogni centomila abitanti. Vale a dire una cifra doppia rispetto al resto d’Italia e infinitamente superiore alla percentuale statunitense. Dove solo lo 0,02 per cento dei cittadini taglia il traguardo del secolo. A tutto questo si aggiunge un altro elemento decisivo. Vale a dire la qualità della vecchiaia. A dirlo è Stefano Pisani, sindaco di Pollica, che l’Unesco ha eletto comunità emblematica della dieta mediterranea: «I nostri centenari sono in buona salute e quasi tutti autosufficienti. Infarto, ictus, diabete e Parkinson sono parole quasi sconosciute».
Di fronte a questi dati, lo stupore degli scienziati californiani, che collaborano con un’équipe dell’Università di Roma La Sapienza guidata da Salvatore Di Somma, ricorda quello che provò Ancel Keys che, arrivato qui all’inizio degli anni Sessanta, decise di vivere tra questi ulivi e il mare. «Voglio allungare la mia vita di vent’anni» amava ripetere ad amici e colleghi. E ci è riuscito, visto che ha superato le cento primavere. Mentre Margaret Haney, sua sposa e collega, è arrivata a novantasette, peraltro molto ben vissute. Stesso traguardo ha toccato, per ora, il luminare della cardiologia Jeremiah Stamler, collega e amico dei Keys che, a novantasette compiuti, torna con regolarità a svernare a Pollica. E quando i media di tutto il mondo chiedevano se il merito della longevità fosse della dieta mediterranea, Ancel, con understatement da vero scienziato, rispondeva: «È probabile, ma non ne ho ancora le prove».
Ora le prove ci sono e sempre più numerose, grazie anche a studi come quello di Anna Ferro-Luzzi, uscito nel 1984 sull’American Journal of Clinical Nutrition, che ha dimostrato in maniera inequivocabile come la dieta cilentana – a base di frutta, verdura, cereali, legumi, olio extravergine di oliva, pesce azzurro, latticini, vino e poca carne – sia un’arma naturale contro il colesterolo cattivo. Era la prima volta che il neologismo «dieta mediterranea» entrava nel mondo della scienza che conta. E, neanche a dirlo, anche questa ricerca è stata condotta sulla popolazione del triangolo del benessere.
Semplici coincidenze? Niente affatto, perché in questo angolo di mondo la dieta è una filosofia. E si ragiona sul rapporto tra uomo, ambiente e salute da ben duemilacinquecento anni. Precisamente da quando Parmenide di Elea diede inizio al pensiero occidentale mettendo in stretta relazione essere e benessere. Perché il grande pensatore non era solo astrazione e teoria, come abbiamo imparato a conoscerlo a scuola. Autore di frasi celebri e sibilline come «l’essere è, il non-essere non è». Tant’è vero che nelle iscrizioni trovate a Elea viene definito ouliades physikos, due parole greche che significano rispettivamente, medico e guaritore. O, per dirla con le parole di oggi, naturopata. In fondo il filosofo eleatico voleva dire che non si può parlare di benessere senza aver chiara l’idea di essere che gli fa da sfondo. Come dire che se l’uomo non si rapporta ai suoi simili, al suo ambiente, alla sua storia, qualunque programma di wellness sarà destinato al fallimento.
E forse non è un caso che nei luoghi dove fiorì l’insegnamento di Elea, sia nata nel Medioevo la Scuola medica salernitana. Cioè la madre di tutte le nostre facoltà di medicina. Dove fra l’altro l’arte della guarigione, in largo anticipo sulla modernità, si aprì anche alle donne. Le mulieres salernitanae, prima fra tutte Trotula de Ruggero, la dame Trot cui Geoffrey Chaucer rende omaggio nei Racconti di Canterbury. E che i trovatori francesi chiamavano «la plus sage dame du monde», la donna più sapiente del creato.
La Scuola salernitana è passata alla storia proprio per il suo Regimen sanitatis, insieme d’insegnamenti dietetici, ambientali, etici e pratici. Oggi diremmo un trattato di medicina olistica. Che aveva come motto: «Se non hai un medico, la felicità, la quiete e la dieta siano i tuoi dottori». È la fotografia dello stile di vita mediterraneo. Che l’Unesco ha proclamato patrimonio immateriale dell’umanità e la Fao indicato come il regime alimentare più sostenibile del Pianeta. Proprio per questo il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) è in prima linea per la promozione e la salvaguardia di questo bene comune, con un Libro Bianco della Dieta Mediterranea Unesco che, per iniziativa di Luca Bianchi e Pasquale Giuditta, è stato presentato ieri a Napoli, nell’antico Convento di San Domenico Maggiore, e viene presentato oggi nella Pollica di Ancel Keys. Insomma il filo rosso degli studi su vita e salute antichi e moderni continua a passare per il Cilento. Dove coniugare essere e benessere non è un problema.
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