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Cristoforo Colombo ultima vittima del politically correct – il Venerdì di Repubblica

15 Settembre 2017

Cristoforo Colombo è stato colpito dalla fatwa del politically correct. E pensare che quando il boss Tony Soprano, in un episodio della fortunata serie Hbo, difendeva il Columbus Day contro la furia revisionista dei radical, sembrava roba da fiction. E invece la realtà ha superato la fantasia.
A Los Angeles infatti è stata cancellata la festa annuale dedicata allo scopritore delle Americhe. E trasformata in una ecumenica giornata dei popoli indigeni e nativi. Inoltre molti chiedono addirittura la rimozione dei monumenti al navigatore genovese, accusato di avere dato il via al genocidio degli indiani. Mentre a New York, Detroit, Baltimora le sue statue sono state decapitate, imbrattate, abbattute. Questa guerra dei simboli è uno degli effetti di quel politicamente corretto che vorrebbe unire le diverse anime del melting-pot americano, ma di fatto finisce per dividerle. Mettendole l’una contro l’altra.
Alla base di questa furia iconoclasta c’è quella sciagurata teoria che va sotto il nome di Studi postcoloniali, che ama
rileggere la storia applicando gli schemi e i valori di oggi. Senza concedere nessuna attenuante a chi ha agito in secoli lontanissimi dal nostro. Con una vera e propria mania che nell’università ha fatto proliferare cattedre dedicate a tematiche sempre più particolaristiche, facendo perdere di vista gli aspetti generali della storia dell’umanità. Così sono diventati via via più rilevanti le ragioni di tutte le minoranze, a scapito dell’insieme.
Risultato, il povero Colombo diventa un mostro di cattiveria e smette di essere l’uomo che ha fatto entrare l’Europa nel Rinascimento. Di questo passo finiremo per bruciare i libri di Platone.

Marino Niola
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