
Il disturbo simbolo di un Paese che si gioca il futuro – il Venerdì di Repubblica
Sconfiggere la ludopatia con un algoritmo. Da oggi è possibile grazie a un gruppo di scienziati italiani. Uno studio dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Catanzaro, con la partecipazione dell’Università della Calabria, è riuscito a definire i tratti della personalità del giocatore patologico, grazie a tecniche avanzate di intelligenza artificiale.
I ricercatori, che hanno pubblicato i risultati dell’indagine sul Journal of Neuroscience Methods, hanno analizzato come e perché il gioco per certe persone smette di essere uno sfizio per diventare un vizio. E hanno stabilito che si sono tre tipi di spiegazione.
Genetica, neurologica e comportamentale. E che è una certa combinazione di questi tre fattori a rendere certi soggetti più vulnerabili, più inclini a diventare schiavi del gioco. Impulsivo, depresso, dotato di scarsa apertura mentale, di poca negli altri, sempre in cerca di emozioni.
Ecco l’identikit del possibile schiavo del gioco. In questo modo, affermano gli scienziati, si riuscirà a definire l’esatta «struttura multidimensionale del profilo di base di un giocatore». E sarà possibile creare strumenti sempre più efficaci per riconoscere in tempo il disturbo, prima che si manifesti in tutta la sua devastante carica autodistruttiva. Che oggi, va detto, trova un detonatore potentissimo nella crescita esponenziale del business del gioco, legale o clandestino.
Che è ormai una delle prime industrie italiane. È quest’offerta dilagante di gambling la vera malattia di un Paese che risparmia su tutto ma non rinuncia a tentare la fortuna. Forse perché non riesce più a programmare il futuro.
E allora se lo gioca.
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