
In cucina la ricetta per amalgamare le umanità divise – la Repubblica
Il cibo è la grande sfida del futuro. La piattaforma culturale e politica dove l’umanità di domani farà i suoi esperimenti di sussistenza e di coesistenza. È quanto è emerso dalla prima assise mondiale sulla cultura alimentare che si è tenuta a Parigi, presso il quartier generale dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della tutela dei patrimoni materiali e immateriali dell’umanità. Inclusione sociale, sviluppo sostenibile e identità culturale sono state le questioni al centro del dibattito.
Che ha visto la partecipazione di un pool internazionale di esperti come Carlo Petrini, Livia Pomodoro, Pier Luigi Petrillo, Tim Curtis, Majed Almuhanna, Matteo Lorito, Catherine Dumas, Stefania Giannini e lo chef stellato Moreno Cedroni. Accorsi all’appello dell’Ambasciatrice italiana presso l’Unesco Vincenza Lomonaco.
Il nostro Paese ha avuto un ruolo di primissimo piano nella storica giornata parigina. E non solo perché l’italian food è ormai un mito planetario. Ma anche e soprattutto perché nella nostra dieta mediterranea, proclamata patrimonio dell’umanità nel 2010, le grandi agenzie internazionali, come la Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità, hanno indicato lo stile di vita del futuro.
In grado di nutrire il Pianeta in maniera giusta, equa e conviviale. Perché il cibo diventi fattore di integrazione e non di divisione. In realtà è prima di tutto ai fornelli che culture e identità si mescolano.
Non a caso i cibi stranieri, si integrano e si combinano prima e meglio degli umani. Spesso, infatti, la tavola unisce, laddove le religioni e le ideologie dividono. E dalla cucina possono uscire nuove ricette per amalgamare le umanità in conflitto.
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