
Arrivano gli attori, la politica è uno spettacolo – il Venerdì di Repubblica
«Non ci sono trentenni disponibili sulla piazza di New York. Giuliani li ha fatti sloggiare insieme ai barboni». Lo dice Miranda, l’avvocatessa progressista di Sex and City. Che adesso esce dallo schermo ed entra in politica, grazie alla sua interprete, Cynthia Nixon, che ha deciso di candidarsi a governatore dello stato di New York. Con un programma socialista che sembra cucito addosso al suo personaggio televisivo. Istruzione pubblica di buon livello, assistenza sanitaria per tutti, investimento sulle energie rinnovabili, ristrutturazione della metropolitana. Insomma, una rincorsa tra fiction e realtà, che parte dall’America di George W. Bush e dalla New York di Rudolph Giuliani e arriva aquella di Donald Trump.
In effetti la filosofia politica di Cynthia è tutto l’opposto della tolleranza zero, forte con i deboli e debole con i forti, che ha reso la grande mela e lo stato di New York luoghi dove la disparità sociale ha raggiunto punte insostenibili. L’establishment democratico, a partire dal suo competitor Andrew Cuomo, la teme moltissimo, soprattutto dopo che un’altra outsider, la ventottenne portoricana Alexandria Ocasio-Cortez, alle primarie nel Bronx e nel Queens ha smaltato a sorpresa un altro big del partito.
Ma al di là del verdetto delle urne, quel che sta emergendo è la consacrazione definitiva del rapporto tra politica e
spettacolo.
Con gli attori che escono dallo schermo per dare volto e corpo alle attese, domande e speranze collettive. Non a caso accanto a Miranda avanzano star come Oprah Winfrey e George Clooney per le Presidenziali 2020. Così la politica è sempre meno rappresentanza e sempre più rappresentazione.
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