
Greta, Rousseau e Geronimo Stilton alleati per natura – il Venerdì di Repubblica
Non è certo che Greta Thunberg cambierà il mondo. Ma intanto lo ha diviso. In due schieramenti l’un contro l’altro armati, che si combattono sui media e nel web. Da una parte quelli che hanno trasformato la ragazzina che ha inventato gli scioperi del venerdì in una profetessa della resipiscenza ecologica. E già invocano per lei il Nobel per la pace. Dall’altra gli scettici e i malpensanti che nel caso Greta vedono solo l’ingenuità dei ragazzi o, peggio, la strumentalizzazione dei grandi. In realtà, comunque vada a finire, la viralità e la velocità del fenomeno fanno emergere due fatti con cui in futuro dovremo fare i conti.
Primo, il ringiovanimento della politica, che riflette il testacoda generazionale della nostra civiltà, dove la cultura, i valori, gli ideali non sono più discendenti, dagli adulti ai giovani, ma ascendenti, dai piccoli ai grandi.
Perché ormai le chiavi della tecnologia e quindi della conservazione, della trasmissione e dello sviluppo di informazioni e conoscenze sono in mano ai nativi digitali. Secondo, l’epicentro del sentire politico si sposta dalla società alla natura. Nel senso che le nuove idee di giustizia, di libertà, di equità non hanno più come sfondo la competizione sociale, la lotta tra le classi, ma la natura, la difesa dell’ecosistema, la tutela delle biodiversità.
Su questo nuovo terreno si vanno ridisegnando due concezioni del mondo che si contrappongono da quando, a metà Settecento, l’integrato e progressista Voltaire si prendeva gioco dell’apocalittico ed ecologista Rousseau. Che adesso si prende la rivincita perché, con lui e Greta, scende in campo anche il topolino cartoon Geronimo Stilton.
Con la sua nuova serie di racconti Salviamo il pianeta!.
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